Il piano di formazione territoriale prevedeva, fin dall’inizio, una speciale attenzione al percorso di adeguamento dei piani di prevenzione della corruzione, approvati (a volte frettolosamente) subito dopo la legge n.190/2012, e alle azioni di potenziamento del sistema dei controlli interni.
Purtroppo la cronaca quotidiana di “malamministrazione” – con un crescendo impressionante di notizie sulla pervasività della corruzione, e persino sull’intreccio con la criminalità organizzata – si incarica di ricordarci l’urgenza di questo fronte di impegno. Due anni or sono - prima con il decreto legge n.174/2012, poi con la legge n.190/2012, e quindi con i suoi provvedimenti attuativi – l’ordinamento aveva tentato di mettere a disposizione delle amministrazioni un robusto “pacchetto” di strumenti per prosciugare l’acqua sporca in cui prospera la corruzione, per rafforzare la trasparenza all’azione amministrativa e restituire orgoglio e dignità a quanti operano, nella diversità di ruoli e responsabilità, al servizio della collettività. Ma è del tutto evidente che a poco servono decreti e leggi, e in generale le norme giuridiche, se non si trasformano in azione quotidiana, in prassi concreta, nella molteplicità dei contesti organizzativi, culturali e territoriali di un grande paese.
La formazione – come del resto ben ricorda la stella legge 190/2012 – è parte costitutiva e fondamentale della lotta alla corruzione: serve ad evidenziare le urgenze, ad affinare gli strumenti, a correggere gli errori, a costruire il clima di fiducia e affidabilità di cui il paese ha bisogno.
Nel corso del 2015, il piano di formazione proporrà per questo una serie di seminari ed iniziative formative diffuse sul territorio, progettate e organizzate in strettissima collaborazione con l’ANAC – autorità nazionale anticorruzione. Tre sono gli ambiti tematici su cui dovremo certamente concentrare l’attenzione:
a) il pieno coinvolgimento dei dirigenti e dei dipendenti pubblici nell’azione di prevenzione e di contrasto della corruzione: la formazione specifica degli operatori impegnati nei settori e nelle attività a più elevato rischio di corruzione, la ratio e le modalità per la loro rotazione periodica, i codici di comportamento dei dipendenti pubblici, la nuova latitudine della responsabilità disciplinare
b) la verifica e l’adeguamento dei piani di prevenzione della corruzione, a fronte del rischio di un loro appiattimento burocratico che, non tenendo nel giusto conto le specificità di ogni contesto operativo, impedisce poi di mettere a fuoco le vere emergenze e gli strumenti appropriati per fronteggiarle
c) la disciplina dei casi di incandidabilità, ineleggibilità, inconferibilità e incompatibilità, per coglierne il significato e superare le incertezze interpretative